3 QUESTIONS è la nuova rubrica di Propaganda che ti guida, tramite tre semplici domande, alla scoperta degli artisti che hanno costruito l’identità del brand lungo i suoi 15 anni di storia.
BUFER al secolo Daniele Attia è il boss dell’ufficio stile di Propaganda Clothing. Famoso writer della scena milanese attualmente collabora come art director con i maggiori brand di streetwear italiani. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare un pò di lui e del suo lavoro e della sua passione per l’arte figurativa.
Bella Bufer ti va di introdurti ai nostri follower? Chi sei e di cosa ti occupi attualmente?
Ciao mi chiamo Bufer e mi occupo di arte, grafica, graffiti ed abbigliamento. Le cose che amo di più però sono la pittura ed il disegno in generale.
Fra le tante bombe che hai creato per la nuova collezione SS21 di Propaganda Clothing c’è sicuramente la “Desert Logo”. Una rivisitazione del logo del brand che rimanda ad una delle tue passioni, l’aerografo. Ci racconti il tuo rapporto con questo media?
Ho imparato ad usare l’aerografo come tutte le cose a cui mi sono avvicinato: per divertimento e curiosità! Il primo l’ho preso usato da un amico. Andando avanti ho iniziato a scoprire le sue potenzialità ed ancora oggi sto imparando i suoi segreti. Mi sono reso conto di quanta fatica si debba fare per ottenere dei risultati, ma ritengo che è proprio il duro lavoro che ti fa sentire autore delle tue opere. Per esempio rispetto al computer non hai molta possibilità di tornare indietro, quindi devi stare molto attento a non rovinare il lavoro.
La grafica “Desert Logo” è realizzata ad aerografo e mi piace molto il fatto che anche se a prima vista si potrebbe pensare che sia fatta in digitale, in realtà si possono notare le mille sfumature diverse che l’aerografo produce. Non è un lavoro di pixel ma un mix di sottilissime polveri di pigmento impercettibili ad occhio nudo. Ovviamente sono cose che solo un occhio esperto può notare, ma mi fa piacere sapere che ci sono e se qualche esperto le nota sono contento.
Cosa devono aspettarsi i nostri follower dalle prossime stagioni di Propaganda? In che direzione sta andando il brand?
Propaganda è il brand che seguo maggiormente e nel quale mi viene concesso di sperimentare va proprio nella direzione delle cose dette in precedenza: artigianalità e manualità. Tutte o la maggioranza delle grafiche sono realizzate normalmente dagli artisti, visto anche lo stretto rapporto che c’è per esempio con il mondo del tattoo.Quindi lascio che a parlare non sia solamente l’idea ma che anche la manualità abbia un suo valore. Per esempio una grafica realizzata a mano tende ad essere più imprecisa e piena di imprecisioni, ma conferisce un senso di autenticità ed umanità che aumenta il valore del capo.
Al contrario penso che il computer abbia invece disumanizzato un pò il disegno con le sue curve vettoriali, dalle quali ormai non si prova più niente e non lasciano spazio all’immaginazione.Penso che Propaganda sta andando nella direzione opposta a tutti gli altri, cioè nella direzione del passato, riscoprendo anche tutti quei mondi che il computer ed il progresso “hanno ucciso”.Noto inoltre con molto piacere che qualcuno sta iniziando ad accorgersene e anche i nostri followers penso che stanno apprezzando questa svolta “controcorrente”.
Per chiudere una domanda un pò particolare. So che hai un visione molto critica del concetto di “ispirazione”. Raccontaci cosa smuove il tuo lavoro quotidiano
Oggi abbiamo talmente tante informazioni ed immagini che d’ispirazione ce ne sono fin troppe. Piuttosto occorre pensare a cosa fare una volta che ti arriva l’ispirazione. Il problema principale dei giorni nostri è che nessuno vuole fare più fatica. Basta aprire Instagram, avere due programmi di grafica ed il gioco è fatto. Penso però che queste comodità, questo “progresso” e questa velocità di informazioni e del mercato abbia totalmente appiattito tutto: idee, disegno e grafica. Non si sa più in che direzione stia andando il mondo. Proprio per questo motivo occorre ritornare alla realtà, al passato, ai pennelli, ai solventi ed alle cose materiali.
Cose che sono più difficili ma più a misura d’uomo e danno più soddisfazioni una volta finiti.Parallelamente alla qualità delle grafiche c’è una qualità dei prodotti non indifferente che sta venendo fuori nelle ultime collezioni, per riallacciarci al discorso di prima.
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